La mia offerta quotidiana

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Sono “in sosta …”, ormai da lungo tempo!
La mia “parziale autonomia fisica”, si è lentamente messa in pausa, quasi del tutto fermata… ma “cammino” in modo “attivo” nell’Apostolato!

L’ho fatto anche quando mi muovevo più facilmente, tra impegni in Parrocchia e il CVS. Mi sono posta al servizio di quest’ultimo.
Prima come “Volontaria”, cioè, non potendo allontanare da me la sofferenza, ho accettato la “chiamata” di Dio e “volontariamente” ho offerto la mia sofferenza, come mezzo di redenzione per me e per gli altri, ponendola sotto lo sguardo di Maria che ci conduce verso Suo Figlio. E ho testimoniato ciò in Parrocchia.

Poi, mi sono messa al servizio del CVS Diocesano come Incaricata per due mandati consecutivi. Anni molto belli di esperienza personale e comunitaria, illuminati dall’Amore, che “non delude mai!”.

Sul finire dell’ultimo, ho avuto una seconda “chiamata” nella sofferenza.
Dopo 50 anni e più, con problemi di natura ortopedica, sono iniziati quelli più serrati con le cure oncologiche. Il già poco stabile equilibrio fisico ed autonomia di movimento, si è ulteriormente aggravato, dal parziale movimento ad una maggiore limitazione fisica, tale da costringermi a letto.
Ho dovuto imparare ad accettare questi cambiamenti, che avvenivano nella mia persona, uniti agli eventi e cambiamenti che in famiglia mutavano il mio quotidiano. Ho vissuto con mia sorella Sabina e famiglia, per un quarantennio, fin quando mia sorella e il marito sono stati in vita.

Un anno dopo aver contratto il cancro, è venuto a mancare mio cognato, quasi all’improvviso. Lentamente, questo doloroso evento, anche per mia sorella ha dato origine ad una metamorfosi di abitudini e di carattere, anch’esse causa di altra sofferenza per i figli e per me. Una volta presa chiara coscienza che il suo stato era causato da ben altro che dalla perdita del marito, conosciuta la diagnosi della malattia e la sua gravità, siamo entrati tutti insieme in questa nuova dimensione, che si chiama “demenza”.

Un lungo “calvario”, che ci ha sballottati tra un decadimento e l’altro, coscienti che quella prova, così dolorosa per tutta la famiglia, sostenuta dalla fiducia e abbandono in Dio, ci dava la forza di sostenerci e di accettare la Sua Volontà.
Otto o nove anni con la lunga malattia di mia sorella Sabina, mi ha messo davanti ad un’altra realtà: la mancanza di privacy.
Avendo entrambe bisogno di aiuto, abbiamo accolto in casa persone straniere con funzione di Badanti. Un altro periodo non proprio semplice tra adattamento e condivisione di vita.


Ci sono stati degli obblighi, prima per me di adeguarmi ad alcune esigenze dovute a delle cadute, che hanno segnato ancora una volta e rituffato nella debolezza e nella fragilità anche le braccia che potevano aiutarmi ad essere il meno possibile bisognosa di aiuto. Le mie fragilità, unite a quelle di mia sorella, hanno accentuato in me un percorso di “stasi”, che sempre più ha preso spazio nel mio quotidiano. Ora, dal mio letto di dolore e da questa cameretta dalla quale scrivo, mi chiedo: come posso essere “pellegrina di speranza”, insieme a voi tutti?

Posso affermare con serenità che la vita è bella, comunque essa si presenti. Nonostante tutte le prove fisiche, morali e spirituali, vissute fuori e dentro di me, desidero testimoniare ciò: non mi sono fatta abbattere dalle mie limitazioni e fragilità, ma mi sono sforzata a guardare oltre, fidandomi e affidandomi con piena fiducia alla Speranza, fondata su Dio, che si fa persona, uomo che assume la nostra fragilità, con la quale si fa a me, a noi vicino, presenza che accompagna, che si fa “pane spezzato”, in comunione con me e con noi tutti. La mia vita si è trasformata sempre in Vita Nuova in Cristo Signore, morto ma Risorto, per la mia, la nostra Salvezza integrale (fisica, morale e spirituale).
Perciò, con Lui, sempre siamo chiamati a testimoniare e ad essere Vita Risorta!

Clotilde Borea (CVS Avellino)

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