Domenica 27 ottobre 2024, il CVS della diocesi di Cesena-Sarsina ha celebrato il rito annuale di adesione e di rinnovo degli impegni associativi. Si è trattato di un momento molto significativo. La celebrazione ha avuto luogo alla presenza del nostro vescovo, mons. Douglas Regattieri, affiliato ai Silenziosi Operai della Croce, che ci ha sempre seguito con premurosa sollecitudine e vivo senso di paternità. Durante la breve omelia prevista dal rito, il vescovo ha parlato del carisma innovativo della nostra Associazione, che vede come protagonista attivo il malato. Richiamando, poi, il tema del prossimo giubileo (Pellegrini di speranza), felicemente collegato con il tema del nostro anno pastorale diocesano, mons. Douglas ci ha invitato a essere noi prima di tutto portatori e testimoni, nel quotidiano, della speranza cristiana, quella che non delude, perché non è radicata nell’ottimismo umano o in un generico pensare positivo, ma sul fatto che Cristo ha vinto la morte e ha riversato nei nostri cuori lo Spirito Santo, l’amore di Dio.
Il vescovo ci ha parlato anche del suo intervento al convegno di Torino nella sede del Cottolengo, dove anche il nostro CVS ebbe occasione di essere ospitato quasi 30 anni fa in occasione dell’ostensione della Sindone.
Mons. Regattieri ha fatto un paragone tra la Salvifici doloris e la Mystici corporis di Pio XII del 1943. Pur distanti nel tempo, i due documenti convergono nell’evidenziare la natura della Chiesa come Corpo di Cristo. L’enciclica del 1943, infatti, reagisce a una visione troppo interiore e spirituale della Chiesa, che sembra voler prescindere dalla dimensione visibile ed istituzionale. Si tratta di una concezione affine a quella protestante, che rifiuta l’aspetto esteriore della Chiesa, a cominciare dal sacerdozio ministeriale per finire col codice di diritto canonico. Anticipando e preparando la visione del Concilio, la Chiesa viene, invece, presentata come Corpo di Cristo, in cui la dimensione visibile ed invisibile, l’istituzione e il carisma sono strettamente congiunti e reciprocamente inseparabili: la Chiesa è, infatti, una realtà umano-divina, carnale e spirituale.
Questa dimensione spiega anche la concreta presenza e il ruolo delle persone sofferenti. Se la Chiesa è il Corpo di Cristo, il corpo ha molte membra, e le più deboli, che sembrano poco importanti, vanno circondate di maggior onore. Così la sofferenza diventa un kairòs, cioè un’occasione da cogliere. In questo modo, diventa comprensibile anche l’espressione “Vangelo della sofferenza”. La sofferenza ha un significato, una misteriosa fecondità riparatrice del male, un’energia benefica data dallo Spirito Santo. Che non si tratti di una pia fantasia lo provano le innumerevoli testimonianze non solo dei grandi santi, ma anche dei seminatori di speranza, che papa Francesco chiama “i santi della porta accanto”, tra cui molti aderenti al CVS che anche noi abbiamo conosciuto e incontrato. (Nicoletta Navacchia)

