Nel deserto e nella gioia. Il ricordo di Angiolino Bonetta nell’anniversario della morte

Angiolino 4

Accanto alla chiesa parrocchiale di Cigole c’è il cimitero dove riposa Angiolino Bonetta, piccolo venerabile della Chiesa. Piccolo di età; è morto infatti a 15 anni per un sarcoma osseo. Grande nella santità nutrita dalla fede e dalla gioia, lui che nella sofferenza ha saputo trovare tanti motivi per amare di più.

Domenica 26 gennaio, nella Santa Messa presieduta dal parroco don Abramo Camisani, si è rinnovata la memoria della sua breve vita trascorsa nell’impegno di intimità con il Signore e di dono di sé agli altri.

Nell’omelia don Abramo ha parlato a lungo del deserto come “chiave fondamentale per entrare, leggere e capire la santità del venerabile Angiolino che gioiosamente soffrì ed offrì. Se da bambino si lasciò illuminare la vita dalla fede, è stata la sofferenza, animata dalla virtù della speranza, ad orientarlo tutto e definitivamente a Dio: “Signore, ti ho offerto tutto per i poveri peccatori, diceva, ma ora aiutami tu a non negarti nulla”.

Don Abramo dice che queste non sono “parole improvvisate. Privato della salute fisica, Angiolino si è rivestito della divina volontà. Se ancora nutrissimo qualche dubbio sulla consistenza della santità di Angiolino, potremmo domandarci se, colpiti da una prova così, sapremmo rispondere con quella tenacia, certezza, speranza, fiducia e perfino gioia con le quali non soli il venerabile Angiolino visse la malattia, ma anche lo rese apostolo di eroica serenità con gli ammalati e quanti ne incontrano la testimonianza”.

“Facendosi operaio silenzioso di quella Croce che ha trasformato le sorti degli uomini e del mondo, ha concluso don Abramo, il venerabile Angiolino ci educa a non fuggire la fatica di stare di fronte al dolore e alla morte, ma ad abitarne sereni il deserto, perché le nostre piccole anime diventino immense, avendone ceduto il posto a Dio, nella totale fiducia a Maria”.

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